Le persone hanno preso il cardo mariano (silybum marianum) per i disturbi del fegato, come l’epatite e la cirrosi, fin dai tempi degli antichi greci. L’ingrediente attivo principale è un antiossidante chiamato silibina.
Prove cliniche concrete per i suoi presunti effetti mancano ancora, ma studi di laboratorio su piccola scala suggeriscono che la silibina può aiutare a proteggere il fegato dai danni dell’alcol, per esempio riducendo l’effetto delle molecole dannose chiamate ‘specie reattive dell’ossigeno’, i cui livelli sono aumentati dall’alcol.
Tuttavia, nessuno di questi studi supporta l’idea che la silibina possa aiutare con una sbornia, che coinvolge diversi processi biologici. Quando si beve, gli enzimi nel corpo prima convertono l’alcol in una sostanza chimica tossica e cancerogena chiamata acetaldeide. Un enzima chiamato aldeide deidrogenasi converte poi l’acetaldeide in acetato, che può scomporsi per formare acqua e anidride carbonica.
Ma se hai consumato troppo alcol, l’acetaldeide si accumula perché non c’è abbastanza enzima per affrontarlo. Questo aumento di sostanze chimiche tossiche è uno dei principali responsabili della nausea e dei mal di testa che si sentono la mattina dopo.
Non c’è, tuttavia, alcuna prova che il cardo mariano possa ridurre i livelli di acetaldeide, e non c’è un modo magico per evitare una sbornia. Basta assicurarsi di mangiare prima di colpire l’alcol e bere molta acqua prima di andare a letto.
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