13° Emendamento

Il 13° Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti, ratificato nel 1865 all’indomani della Guerra Civile, abolì la schiavitù negli Stati Uniti. Il 13° emendamento afferma che: “Né la schiavitù né la servitù involontaria, se non come punizione per un crimine per il quale la parte sia stata debitamente condannata, potranno esistere negli Stati Uniti o in qualsiasi luogo soggetto alla loro giurisdizione.”

Padri fondatori e schiavitù

Nonostante la lunga storia della schiavitù nelle colonie britanniche in Nord America, e la continua esistenza della schiavitù in America fino al 1865, l’emendamento fu la prima menzione esplicita dell’istituzione della schiavitù nella Costituzione degli Stati Uniti.

Mentre i padri fondatori dell’America hanno sancito l’importanza della libertà e dell’uguaglianza nei documenti di fondazione della nazione – tra cui la Dichiarazione d’Indipendenza e la Costituzione – essi hanno vistosamente omesso di menzionare la schiavitù, che era legale in tutte le 13 colonie nel 1776.

Molti dei fondatori stessi possedevano lavoratori schiavizzati e, sebbene riconoscessero che la schiavitù fosse moralmente sbagliata, rimandarono effettivamente la questione di come sradicarla alle future generazioni di americani.

Thomas Jefferson, che ha lasciato un’eredità particolarmente complessa riguardo alla schiavitù, firmò una legge che vietava l’importazione di persone schiavizzate dall’Africa nel 1807. Tuttavia, l’istituzione divenne sempre più radicata nella società e nell’economia americana, in particolare nel Sud.

Nel 1861, quando scoppiò la Guerra Civile, più di 4 milioni di persone (quasi tutte di origine africana) erano schiavizzate in 15 stati del sud e di confine.

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Proclama di emancipazione

Anche se Abraham Lincoln aborriva la schiavitù come un male morale, nel corso della sua carriera (e come presidente) vacillò su come affrontare questa particolare istituzione.

Ma nel 1862 si era convinto che emancipare gli schiavi nel Sud avrebbe aiutato l’Unione a schiacciare la ribellione confederata e a vincere la Guerra Civile. Il Proclama di Emancipazione di Lincoln, che entrò in vigore nel 1863, annunciò che tutti gli schiavi detenuti negli stati “allora in ribellione contro gli Stati Uniti, saranno allora, d’ora in poi, e per sempre liberi.”

Ma il Proclama di Emancipazione di per sé non poneva fine alla schiavitù negli Stati Uniti, in quanto si applicava solo agli 11 stati confederati allora in guerra contro l’Unione, e solo alla parte di quegli stati non già sotto il controllo dell’Unione. Per rendere l’emancipazione permanente ci sarebbe voluto un emendamento costituzionale che abolisse l’istituzione della schiavitù stessa.

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Battaglia sul 13° emendamento

Nell’aprile 1864, il Senato degli Stati Uniti approvò una proposta di emendamento che vietava la schiavitù con la necessaria maggioranza dei due terzi. Ma l’emendamento vacillò alla Camera dei Rappresentanti, poiché sempre più Democratici si rifiutarono di sostenerlo (specialmente durante un anno di elezioni).

Con l’avvicinarsi di novembre, la rielezione di Lincoln sembrava tutt’altro che assicurata, ma le vittorie militari dell’Unione aiutarono molto la sua causa, ed egli finì per sconfiggere il suo avversario democratico, il generale George McClellan, con un margine clamoroso.

Quando il Congresso si riunì nel dicembre 1864, i repubblicani incoraggiati misero in cima alla loro agenda un voto sull’emendamento proposto. Più che in qualsiasi altro momento della sua presidenza, Lincoln si gettò nel processo legislativo, invitando singoli rappresentanti nel suo ufficio per discutere l’emendamento e facendo pressione sugli unionisti degli stati di confine (che si erano precedentemente opposti) per cambiare la loro posizione.

Lincoln autorizzò anche i suoi alleati ad allettare i membri della Camera con posizioni di prugna e altri incentivi, a quanto pare dicendo loro: “

Conferenza di Hampton Roads

L’ultimo minuto fu drammatico quando cominciarono a circolare voci che i commissari di pace confederati erano in viaggio verso Washington (o già lì), mettendo in serio dubbio il futuro dell’emendamento.

Ma Lincoln assicurò il deputato James Ashley, che aveva introdotto il disegno di legge alla Camera, che nessun commissario di pace era in città, e il voto andò avanti.

Come si scoprì, c’erano in effetti rappresentanti confederati in viaggio verso il quartier generale dell’Unione in Virginia. Il 3 febbraio, alla conferenza di Hampton Roads, Lincoln si incontrò con loro a bordo di un battello a vapore chiamato River Queen, ma l’incontro terminò rapidamente, dopo che si rifiutò di concedere qualsiasi concessione.

Il 13° emendamento passa

Il 31 gennaio 1865, la Camera dei rappresentanti approvò l’emendamento proposto con un voto di 119-56, poco più della maggioranza richiesta dei due terzi. Il giorno seguente, Lincoln approvò una risoluzione congiunta del Congresso che lo sottoponeva alle legislature statali per la ratifica.

Ma non avrebbe visto la ratifica finale: Lincoln fu assassinato il 14 aprile 1865, e il numero necessario di stati non ratificò il 13° Emendamento fino al 6 dicembre.

Mentre la sezione 1 del 13° Emendamento metteva fuori legge la schiavitù materiale e la servitù involontaria (tranne che come punizione per un crimine), la sezione 2 dava al Congresso degli Stati Uniti il potere di “far rispettare la legge”.

Codici neri

L’anno dopo il passaggio dell’emendamento, il Congresso usò questo potere per approvare la prima legge sui diritti civili della nazione, il Civil Rights Act del 1866. La legge invalidava i cosiddetti codici neri, quelle leggi messe in atto negli ex stati confederati che regolavano il comportamento delle persone di colore, mantenendole effettivamente dipendenti dai loro ex proprietari.

Il Congresso richiese anche agli ex stati confederati di ratificare il XIII Emendamento per poter riottenere la rappresentanza nel governo federale.

Insieme al XIV e XV Emendamento, anch’essi ratificati durante l’era della Ricostruzione, il XIII Emendamento cercò di stabilire l’uguaglianza per i neri americani. Nonostante questi sforzi, la lotta per raggiungere la piena uguaglianza e garantire i diritti civili di tutti gli americani è continuata fino al XXI secolo.

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