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Selene ed Endimione. Soffitto della Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen.
Selene amava il principe mortale Endimione, al quale Zeus aveva dato l’immortalità e l’eterna giovinezza a condizione che fosse eternamente addormentato, anche se alcuni dicono che Selene stessa chiese che fosse sempre addormentato, così che nessun altro potesse averlo. Ella lo visitava fedelmente ogni notte.
“Dalla sua testa immortale un fulgore si manifesta dal cielo e abbraccia la terra; e grande è la bellezza che nasce dalla sua luce splendente.” (Inno omerico a Selene 2).
La dea greca della Luna è la vergine Artemide, sorella gemella di Apollo. Figli di Zeus e Leto (uno dei sei Titani femmina), Artemide e Apollo nacquero sull’isola di Delo mentre Leto evitava la moglie di Zeus, Era. Si dice che Artemide cavalcasse il suo carro d’argento attraverso il cielo, scagliando le sue frecce di luce lunare argentata sulla terra sottostante. Era la signora delle cose selvagge e la dea della caccia. Amava cacciare leoni, pantere, cervi e caprioli, vagando nelle foreste di montagna e nelle terre incolte con le sue ninfe. Il suo metodo preferito per la cattura era la sua flotta di piedi e il suo arco d’argento e le sue frecce. Insieme a Hestia e Athene era una delle uniche tre dee fanciulle immuni agli incantesimi di Afrodite. Artemide era anche amica dei mortali, danzando per la campagna con sandali d’argento e dando la sua protezione divina alle bestie selvatiche e ai più giovani. I Greci a volte la chiamavano Cynthia (Kynthia in greco) dal suo luogo di nascita sul monte Kynthos a Delo. Nell’Odissea (15.403) si racconta a Odisseo la storia di un’isola meravigliosa, la Siria, dove non esistono né fame né vecchiaia. Quando gli abitanti di quest’isola avevano raggiunto la fine della loro vita come decretato dalle Parche, Artemide e Apollo volavano giù e li uccidevano senza dolore con i loro archi d’argento.
Diana, latino per “dea”, era la versione romana di Artemide. Originariamente una dea della fertilità venerata dalle donne come donatrice di fertilità e nascite facili, era anche la dea della natura raffigurata come una cacciatrice accompagnata da un cervo. Il suo nome potrebbe essere derivato da “diviana”, la splendente.
I Romani associarono poi Diana a Selene, la dea della Luna. (Da Selene si ottiene il metallo Selenio, la cui conducibilità elettrica varia con l’intensità della luce, come le fasi mutevoli della Luna). Selene era la figlia di Iperione e di Theia, sorella di Helios il Sole e di Eos l’Aurora. A differenza di Diana, Selene non era nota per la sua castità. Aveva dato tre figlie a Zeus, e fu sedotta da Pan per un pezzo di vello. Secondo la leggenda, quando Selene vide Endimione, un bellissimo giovane pastore, si innamorò profondamente di lui e lo sedusse (vedi il bellissimo dipinto di Poynter qui sopra). Ogni notte lo baciava per addormentarsi, una bella metafora della luce della luna che cade sulla terra fertile. Volendo abbracciarlo per sempre, pregò Zeus di concedere a Endimione la vita eterna. In un’altra versione il bel Endimione voleva mantenere il suo bell’aspetto per sempre, e chiese a Zeus di lasciarlo dormire per sempre senza invecchiare. In entrambi i casi, Zeus acconsentì e lo mise nel sonno eterno. Ogni notte Selene visita Endimione sul monte Latmus in Asia Minore, dove i greci credevano fosse sepolto. Selene e Endimione ebbero 50 figlie insieme.
Come Febo era il Sole, Selene era Febe, la Luna. Come tale rappresentava la sera e la notte, portando una torcia e indossando lunghe vesti e un velo sulla nuca. Sia Febe/Selene che sua sorella Helios erano Titani degli dei più antichi, mentre Artemide era della generazione successiva.
Selene era anche chiamata Luna, raffigurata con una mezzaluna sulla testa alla guida di un carro a due cavalli. Il seguente passaggio da un’epopea greca del V secolo d.C. mostra il suo volto come dea della follia: “… la frenetica furia sconsiderata della distraente Selene si unì nel mostrare molte forme fantasmatiche al folle Penteo, e fece dimenticare al temibile figlio di Ekhion il suo precedente intento, mentre lei assordava le sue orecchie confuse con il fragore della sua divina tromba vendicatrice, e terrorizzava l’uomo”. Più tardi i poeti identificarono Artemide come Ecate: dea del buio della Luna e delle notti nere quando la Luna è nascosta. In questa forma era associata agli atti compiuti nell’oscurità, ed era conosciuta come la “Dea delle vie traverse”, che si pensava fossero luoghi di fantasmi e di magia malefica.
La Luna è “la dea con tre forme”:
Selene nel cielo, Artemide sulla Terra, ed Ecate nel mondo inferiore, il mondo superiore ammantato di tenebre. Le fasi della Luna riflettono queste forme. Come Luna nuova è la dea fanciulla Artemide, sempre nuova e vergine, rinata e pronta per la caccia. Come Luna crescente, che aumenta in pienezza, è la dea-madre fertile, incinta di vita. E quando tramonta verso l’oscurità, è la saggia megera o strega Ecate, che conosce le arti magiche, con il potere di guarire o trasformare. I molti volti della donna e della Luna che cambia sono mostrati attraverso Artemide, Diana, Cynthia, Selene, Luna, Phoebe ed Ecate.