(Ogni mese, noi di The Spool selezioniamo un Filmmaker of the Month, onorando la vita e le opere di influenti autori con una voce singolare, nel bene e nel male. Dato che a luglio esce Once Upon a Time in… Hollywood, il nono film di Quentin Tarantino, stiamo esplorando la filmografia di uno dei registi più referenziali del cinema del XX secolo. Leggi il resto della nostra copertura del Filmmaker del mese su Tarantino qui.)
L’opera di Quentin Tarantino e il suo impatto sulla cultura pop sono ormai un terreno ben battuto, ma sembra che solo ultimamente abbia perso un po’ del suo status di ragazzo d’oro. Il dialogo scattante, la violenza stilizzata e gli omaggi di genere per cui è noto sono ancora amati, ma le critiche contro di lui stanno diventando molto più sfumate e più mainstream.
La sua ossessione per la parola “n” viene finalmente messa in discussione apertamente, se non condannata apertamente. La sua patetica risposta allo scandalo Weinstein ha fatto luce sul suo maltrattamento di Uma Thurman sul set. (Anche se, se vogliamo essere sinceri, non credo che il contraccolpo di Weinstein lo abbia colpito abbastanza, considerando da quanto tempo lo sapeva.)
Tutto questo getta una luce diversa sul suo secondo film, uno degli unici che non ha diretto lui stesso, True Romance. Il film è un vero film di Tarantino, dall’arguzia alla violenza alla sessualizzazione. Sfortunatamente, incarna anche tutte le peggiori tendenze di Tarantino, con poco della sua brillantezza.
La trama di True Romance si legge come una fanfic di un ragazzino di 14 anni. Un impiegato di fumetti (ovviamente) e un massiccio fan del kung fu (perché no) che scioccamente non si chiama Quentin ma invece Clarence (Christian Slater) incontra la squillo Alabama (Patricia Arquette) che si innamora immediatamente di lui (certo). Il duo si sposa rapidamente, ma Clarence decide che per rivendicare la sua nuova sposa, deve uccidere il suo ex pappone (Gary Oldman). La decisione fa partire la coppia per una serie di crimini in stile Badlands che alla fine coinvolge il boss mafioso Vincenzo Coccotti (Christopher Walken) e un viaggio su strada verso Los Angeles.
C’è un sacco di sangue, sesso e battute per mantenere il ritmo. Ma entro i primi 20 minuti, ci viene già servito un buffet degli impulsi più merdosi di Tarantino: omofobia, transfobia, razzismo, sessismo, e anche una spruzzata di negatività sessuale moralistica per buona misura.
La trama di True Romance si legge come la fanfic di un ragazzino di 14 anni.
Mentre una parte di questo è chiaramente solo un riflesso degli atteggiamenti dell’epoca, ce n’è così tanto ed è così palese (mentre è anche irrilevante per la trama) che non vale la pena perdonarlo. Infatti, per essere un personaggio principale, c’è incredibilmente poco da sapere sull’Alabama. Questo avviene solo due anni dopo il blockbuster Thelma e Louise, quindi è chiaramente possibile fare un film poliziesco strappalacrime in cui le donne hanno effettivamente una personalità, il che mi fa chiedere perché Tarantino abbia pensato di non doversi preoccupare.
Perché questo è il più grande difetto di True Romance: Alabama non è altro che un guscio. Clarence è Narciso e Alabama è il suo riflesso, e questa è l’unica ragione che ha per amarla. Le piace quello che piace a lui e non gli chiede nulla pur impegnandosi completamente con lui. Lei gli perdona tutti i suoi peggiori difetti e gli errori più gravi, celebrando l’omicidio del suo protettore come “romantico”.
Chi sia Alabama non ha mai importanza; tutto ciò che conta è ciò che vuole e ciò che vuole è Clarence, fine della storia. Per quanto riguarda Clarence, il suo personaggio è semplicemente una controfigura di ogni ragazzo nerd che muore per una ragazza sexy che si innamori di lui. Diavolo, il tema principale della colonna sonora è un brano intitolato “You’re So Cool” – una frase che Alabama ammette di pensare a Clarence a ripetizione nella narrazione finale del film.
Il regista Tony Scott gestisce il materiale abbastanza bene per quello che è. Dopo tutto, il suo curriculum include i blockbuster d’azione Top Gun e The Last Boy Scout. Il suo stile manca però dell’effetto sopra le righe tipico di Tarantino, il che mi fa chiedere se è questa la vera ragione per cui le cuciture di questa sceneggiatura sono così evidenti. C’è meno consistenza per distrarre dal testo qui, e il testo lascia molto a desiderare.
Questo non vuol dire che non ci sia nulla di divertente o lontanamente redentore in True Romance. È costellato da così tante star che è praticamente un “Dov’è Waldo?” di celebrità degli anni ’90. La performance senza volto di Val Kilmer come frutto dell’immaginazione di Clarence e l’interpretazione di Brad Pitt come un drogato incallito sono sicuramente da segnalare.
E Tarantino chiaramente cresce da qui. Questa era la sua occasione per scrivere se stesso in una fantasia e vederla prendere vita e l’ha colta, nel bene e nel male. Più Tarantino si allontana da se stesso, migliore diventa il suo lavoro. Ma guardare True Romance nel contesto del suo più ampio corpo di lavoro è ancora incredibilmente rivelatore.
Tarantino non si scrolla mai veramente di dosso alcune delle pulsioni più superficiali che vediamo qui. Non lascia mai andare il suo amore per la parola “n”. I suoi personaggi femminili diventano molto più complessi, ma molti di loro non riescono ancora a scrollarsi di dosso la sua ipersessualizzazione. C’è un motivo per cui i suoi film tappezzano i dormitori dei ragazzi del college.
In molti modi, nonostante le grandi aspirazioni dei suoi lavori successivi (e io considero con tutto il cuore Inglourious Basterds un capolavoro), i suoi film possono sembrare fatti per essere amati da persone che vogliono solo essere cool. E questo è tutto ciò che True Romance ha davvero da offrire: la possibilità per un tipo molto specifico di ragazzo di guardare un tipo molto specifico di fantasia di potere. E’ una gita giovanile che non vale la pena di andare fuori strada per prendere.
True Romance Trailer: